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Distrazione

Lui

Lei rise contro il mio petto, e io premetti un dito sulle labbra. Con un altro risolino, si coprì la bocca con le mani, le spalle che tremavano per il riso trattenuto. Ci irrigidimmo quando i passi si avvicinarono, ma respirammo di sollievo quando si allontanarono e la porta si chiuse.

"Ci hai quasi fatto scoprire." La presi in giro, avvolgendo le mani intorno alla sua vita per allontanarla da me, spostandola fuori dagli scaffali. Ero fin troppo consapevole del modo in cui la tenevo, anche se mi sembrava una seconda natura.

"Scusa," Arrossì, ridacchiando ancora, "Non ho potuto farne a meno! Non mi sono mai nascosta da un insegnante prima d'ora."

Le avvolsi un braccio intorno alle spalle, sentendo il suo sospiro mentre si premeva contro il mio fianco. Tornammo alla sala studio, l'imbarazzo che ci avvolgeva improvvisamente mentre si staccava dal mio tocco.

Si schiarì la gola, sedendosi di fronte a me, "Grazie, comunque."

Annuii, sentendomi improvvisamente a disagio. Avevamo passato tutta la giornata in biblioteca, uscendo solo per prendere il pranzo e ora aspettavamo che finisse l'ultima lezione. Sembrava che fossimo stati insieme per giorni, settimane addirittura, facendo domande sulla nostra infanzia.

"È stato bello distrarsi oggi, d-da tutto quello che sta succedendo."

La mia mascella si irrigidì mentre mi sorrideva. Una distrazione, giusto. Improvvisamente mi travolse il pensiero che il nostro tempo insieme significasse cose completamente diverse per noi. Mi ero trattenuto tutto il giorno dal chinarmi e baciarla. Era così dannatamente bella, ma io non ero altro che una distrazione.

Le sue dita giocherellavano con la linguetta di plastica del suo raccoglitore mentre aggrottava le sopracciglia, "Come mai non ti ho mai visto prima? È un peccato che non siamo diventati amici fino ad ora."

La parola amici bruciava nella mia mente e dovetti trattenermi dal dirle che era perché era troppo ossessionata da Micah per guardare nella mia direzione. Ma, come avrei potuto biasimarla? Ero troppo ossessionato da lei, anche da lontano, per guardare in qualsiasi altra direzione.

Mi schiarì la gola, "Non ero molto a scuola l'anno scorso. Problemi familiari."

Lei annuì mentre stringeva le labbra, un sorriso di comprensione che si allargava sul suo volto, "Io-Io mi sono trasferita qui quasi due anni fa per vivere con il mio- per vivere con Rick." Girai il collo al suono del nome familiare, e lei scrollò le spalle, "Mia madre è morta in un incidente stradale, e ho dovuto lasciare tutto quello che conoscevo."

"Mi dispiace," sussurrai, un calore che si diffondeva nel mio petto.

Conoscevo le tragedie che l'avevano portata qui, ma sentire la vulnerabilità nella sua voce mi fece sentire strano. Si fidava di me. Conoscevo fin troppo bene i dolori e le emozioni complesse che circondano la perdita di una persona cara. Anche io riuscivo a malapena a parlare della mia perdita, ma mi sentii speciale e compreso quando lei parlava della sua.

Lei scrollò di nuovo le spalle e io osservai le sue labbra tremare leggermente. Immaginai che stesse cercando di trattenersi dal piangere.

"Liz e M-Micah erano i miei primi amici. Erano tutto ciò che conoscevo. Ora-" Alzò lo sguardo verso di me, le lacrime che facevano brillare i suoi occhi, "mi sento sola."

Il mio cuore si strinse, non volevo vederla così distrutta. Mi faceva sentire come se non fossimo così diversi, ma non augurerei a nessuno il dolore della perdita e della solitudine.

"Ora mi hai." sussurrai.

Lei ridacchiò piano, un sorriso riconoscente si diffuse sulle sue labbra mentre si asciugava le lacrime dagli occhi. "Grazie. N-Non volevo crollare davanti a te così."

"Non mi dispiace." Scossi la testa, non volendo vederla correre da qualcun altro per cercare conforto.

Volevo essere io quel qualcuno per lei, anche se dovevo essere solo un amico. Guardai l'orologio appeso al muro, proprio sopra la sua testa.

"La lezione finirà presto, posso accompagnarti a casa?"

Lei aggrottò la fronte e inclinò la testa, "Non hai la punizione?"

Sorrisi con fare complice, "Non posso esattamente andare in punizione se non ero a scuola oggi."

Lei rise, il suono mi fece rabbrividire, "Va bene, ma devo prendere qualcosa dal mio armadietto prima. Ci vediamo fuori?"

Ci alzammo proprio mentre suonava la campanella e io annuii, "Ci vediamo fuori." Uscimmo dalla biblioteca, dirigendoci in direzioni opposte nei corridoi.

Mi feci strada tra la folla, evitando la porta della signora Jacobs e spinsi le porte aperte, il sole mi colpì in faccia. Allungai le dita quando cercai una sigaretta, fermandomi. Non vorrà salire in macchina con me se puzzo di fumo.

Mi appoggiai alla mia macchina, gettando la testa all'indietro mentre incrociavo le braccia sul petto. C'era uno strano dolore nel mio petto. Sembrava quasi felicità. Scossi la testa ridendo di me stesso. Certo che lo era, lei mi rendeva felice.

Il mio sorriso sparì immediatamente quando una voce dolce raggiunse le mie orecchie, "Aspetti qualcuno, Kian?"

Guardai in basso verso la rossa che mi aveva parlato prima. Quella che si era seduta con Inesa una volta durante il pranzo. Non riuscivo a ricordare il suo nome per niente al mondo. Annuii, serrando la mascella mentre la osservavo con un sopracciglio alzato.

"Oh," Lei serrò le labbra, arrossendo, "volevo vedere se volevi andare al cinema con me stasera?"

Sbuffai, "Ti sembro uno che va al cinema?" Guardai dietro di lei, sperando di vedere Inesa in modo da poter terminare questa conversazione.

"Sai," Lei strinse gli occhi, incrociando le braccia sul petto, sembrando irritata, "torneranno insieme," Scrollò le spalle, "non ci spererei troppo."

Si girò, facendo ondeggiare i capelli nell'aria e tornò dentro la scuola.

Inesa non tornerà insieme a lui, vero?

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