




4. Innocenza
Viktor POV
"Controlla la schiava. Ha quasi svenuto prima e non posso permettermelo." Ringhiai.
Non riuscivo a decidere se rimpiangevo di averla messa in una stanza così vicina alla mia o meno. C'era qualcosa in lei che faceva sentire la mia pelle come se fosse in fiamme.. Non riuscivo a capire cosa fosse.
Ripensai al momento in cui la vidi per la prima volta e il mio cuore iniziò a battere più forte.
La guardai mentre infilava furiosamente la mano nella gola di Marv e la strappava dal suo corpo. Non avevo mai visto una tale violenza. Beh, in realtà sì, l'avevo vista. Ma non da una principessa. Sapevo dal momento in cui entrai nella stanza chi fosse.. e sapevo che dovevo prenderla.
Non sapevo perché.. sapevo solo che dovevo. E così feci. E la nominai mia schiava. Vedi, ero andato a quel castello in cerca di re Artù. Stavo per ucciderlo e porre fine a questa guerra una volta per tutte.. fino a quando non la vidi.
E fino ad oggi, suo padre crede che la sua virtù sia stata rovinata. Di solito, il giorno dopo che una schiava viene annunciata, viene "iniziata". Ma non riuscivo a farlo, anche se volevo punirla come suo padre aveva fatto con me per 2 anni.
Vederla nuda oggi mi aveva messo a disagio. Sebbene le cicatrici che costellavano la sua schiena mi avessero turbato. Chi era responsabile di quelle? Suo padre? I miei occhi assorbivano l'immagine del suo corpo come una spugna.. dovetti chiamare Minerva per servirmi.
"Mio re, mm mi sei mancato." Fece le fusa. Avevo il suo petto premuto contro la scrivania, il suo sedere in aria mentre la penetravo ripetutamente. Non parlai mentre le afferravo i fianchi e mi spingevo più a fondo in lei, stringeva la scrivania così forte che le nocche diventavano bianche. Flash di Violette chinata a raccogliere il suo vestito attraversavano la mia mente e mi ritrovai a venire sul sedere di Minerva non appena il pensiero iniziò.
"È stato... più veloce del solito, mio re." Disse Minerva infelice. Alzai gli occhi al cielo e le lanciai il vestito e un asciugamano.
"Ho bisogno di silenzio ora, Minerva." Ringhiai.
"Sei sicuro, mio re? Forse posso farti un massaggio?" Fece le fusa mentre si avvicinava da dietro.
"No, Minerva. Non ho tempo.. ho molti documenti da esaminare." Ringhiai.
"Sì, mio re." Disse e lasciò la stanza. Minerva è stata una mia amica di lunga data. Era qui prima.. che fossi preso, e quando sono tornato. Anche se mi è mancata, ho alcune cose di cui devo davvero occuparmi.
Iniziai a rimescolare i documenti ancora una volta. Tasse, tasse, tasse. Dove finisce? Presi un respiro profondo e sospirai, la voce della mia guardia fluttuò attraverso il collegamento.
"È nella sua stanza. Ha finito la cena ed è ora addormentata." Disse.
"Perché me lo stai dicendo?" ringhiai. Non voglio sentire parlare di lei. Ogni volta che succede, la rabbia mi riempie l'anima. Le cose che suo padre ha fatto... non posso sopportarlo.
"Pensavo volessi sapere, mio Re." Rispose. La sua voce era intrisa di paura.
"Beh, non voglio." ringhiai e interruppi il collegamento.
La mia mente impazzisce quando penso a lei. Prima penso alle cose che suo padre ha fatto. Poi penso alla sua pelle morbida, ai suoi lunghi capelli bianchi come la neve... poi la mia mente torna a suo padre ed è un vero campo di battaglia nella mia testa.
Cercai di concentrarmi sui miei documenti ma non ci riuscivo. Non potevo smettere di pensare a LEI. Sbattei la penna sul tavolo e mi alzai. Camminai verso il letto, presi i miei pantaloni da tuta e li indossai.
Dea, me ne pentirò.
Aprii la porta della mia camera e mi incamminai lungo il corridoio. Ci sono solo due stanze da questa parte, la mia... e la sua. Il mio cuore batteva all'impazzata mentre mi avvicinavo alla sua porta e afferravo la maniglia. La girai lentamente e spinsi la porta, infilando la testa dentro per assicurarmi che stesse veramente dormendo prima di entrare lentamente.
Mi sedetti sulla sedia di fronte al suo letto e osservai la coperta che si alzava e si abbassava mentre respirava. I suoi capelli bianchi erano sparsi sul cuscino e sul viso. Sentivo quasi una sensazione di pace intorno a lei. Come se la mia mente smettesse finalmente di correre.
Si girava diverse volte, mormorando parole che non riuscivo a capire e scalciando con le gambe. Mi faceva arrabbiare, perché avevo bisogno di riposo e lei si muoveva parecchio... Ma mi faceva anche chiedere, quale incubo sta sognando questa volta? La osservavo dormire quando la tenevo nel sotterraneo. Non riuscivo a staccarmi da lei, ma facevo in modo che non lo sapesse.
"No..." gridò. Mi alzai rapidamente e prestai più attenzione. Scoprirò quali incubi tormentano questa schiava.
"Padre... no!" gridò di nuovo. Mi avvicinai a lei e notai le perle di sudore sulla sua fronte. Posai delicatamente il dorso della mia mano sulla sua testa e sospirai. Ha una leggera febbre.
"Shhh..." cercai di calmarla.
"No... per favore... sarò buona." gridò. Sentii un nodo al cuore e le sfiorai leggermente le guance. Si calmò immediatamente e si appoggiò alla mia mano. Il suo volto cambiò da paura a pace e non potei fare a meno di ammirare l'espressione innocente sul suo viso.
Anche con il mio odio per lei e la sua famiglia, non posso fare a meno di sentirmi in colpa per averla nominata mia schiava. Assorbii ancora una volta il suo volto prima di ritirare la mano e dirigermi verso la porta. La aprii silenziosamente, cercando di non svegliarla, e tornai nella mia stanza. Forse ora, con la mente chiara, riuscirò a fare un po' di lavoro.