




Capitolo 5
-Lucas-
Siamo corsi via nella direzione opposta, gettando un'ultima occhiata a loro. Ci stavamo addentrando nel territorio dei lupi, ma non ce ne curavamo affatto. La paura della creatura che ci inseguiva superava persino quella di un intero branco di lupi.
Mentre stavamo per attraversare il territorio dei lupi, la cosa mi afferrò per il torso e iniziò a schiacciarmi. Il dolore era insopportabile e ogni volta che cercavo di prendere fiato, la cosa mi stringeva più forte, soffocandomi.
A poco a poco ho perso conoscenza, lasciandomi inghiottire dall'oscurità ; sapevo che era la fine, ma ero sollevato di aver distratto la bestia abbastanza a lungo da permettere a Eli e Noah di fuggire. Sono crollato a terra con un tonfo sordo e, con mio stupore, qualcuno mi ha sollevato: erano tornati per me, non erano fuggiti.
Eli mi ha sollevato e ha iniziato a trascinarmi via, se così si può dire, ma la creatura stringeva Noah tra le sue spire, schiacciandolo lentamente. Ho udito le ossa scricchiolare e un flebile gemito. Noah stava morendo. Mi sono divincolato dalla stretta di Eli, pronto a gettarmi contro la creatura, ma lui mi ha trattenuto, ordinandomi di fuggire.
Non potevo. Ero paralizzato. Non per la paura della cosa, ma per la paura di perdere qualcuno che consideravo mio fratello maggiore. Tuttavia, Eli aveva un grado superiore al mio e non potevo disobbedire al suo ordine.
Con un dolore che superava quello fisico e mi stringeva il cuore, siamo ripartiti di corsa. Non era passato nemmeno un minuto che già sentivamo qualcosa arrivare dalla nostra sinistra.
Lupi.
Il branco di lupi si avventava su di noi a tutta velocità , tra ululati e zanne scoperte. Eli ha preso una posizione difensiva, ma io invece ho iniziato a correre verso Noah. Se la creatura avesse attaccato anche i lupi, avrebbe lasciato Noah abbastanza tempo per permetterci di raggiungerlo. Era un piano crudele, ma ormai la creatura era nel territorio dei lupi e probabilmente li avrebbe attaccati comunque.
I lupi mi hanno seguito nella radura dove Noah giaceva al suolo, immobile. Temevo il peggio. Avvicinandomi, mi sono accorto che Eli era dietro di me; insieme abbiamo sollevato il nostro amico. Era ancora vivo, anche se respirava a fatica.
Mentre ci voltavamo per fuggire, ci siamo accorti che i lupi stavano lottando contro quella creatura; a quanto pare, aveva attaccato anche loro, proprio come avevo immaginato. Anche Eli si è lanciato all'attacco; se volevamo scoprire che cosa fosse quella creatura, dovevamo eliminarla, e in quel momento solo i lupi potevano aiutarci.
Dopo pochi istanti, è stato evidente che nemmeno i lupi potevano nulla contro quel demone invisibile. Molti di loro erano feriti, uno mi era sembrato addirittura morto; così il loro capobranco ha dato il segnale di ritirata e ci ha fatto cenno di seguirli.
Presi dal panico, non ci siamo neanche fermati a riflettere. Abbiamo ripreso a correre, addentrandoci ancora di più nel territorio dei lupi. Continuavo a voltarmi, quasi sperando di scorgere la creatura che ci inseguiva. Era una sciocchezza, ma era puro istinto.
Quando siamo arrivati nella radura, ho visto che molti lupi erano già lì, ringhiando e brontolando rumorosamente. Ci hanno lasciato passare e hanno serrato le file, chiaramente pronti a respingere un attacco.
Ci siamo avviati verso un edificio moderno, così diverso dai nostri castelli, ed entrammo. Ho visto che stavano già soccorrendo il lupo che credevo morto; ero talmente sconvolto dal panico da non essermi nemmeno accorto che si erano separati da noi e arrivati prima di noi.
Un medico dagli occhi spalancati ci ha visti entrare e si è subito attivato, guidando me ed Eli verso un letto dove adagiare Noah. Io ed Eli ci siamo lasciati cadere sulle sedie. Mi sentivo svenire, ma ho notato che Noah era sveglio e fissava il medico, sussurrando qualcosa; lei si è chinata per ascoltarlo. La prima volta non ho capito, ma la seconda ho ascoltato meglio.
"Compagna," mormora. Sgrano gli occhi fissando il medico. È davvero la compagna di Noah? Il suo cuore si ferma e io lotto contro il mio stesso corpo per restare in piedi. Sono lì, accanto a lui, mentre il medico lo defibrilla una, due, tre volte, finché il battito non ritorna. Lo portano via verso la sala operatoria, e io crollo sul pavimento.
"Noah..." è tutto ciò che riesco a sussurrare quando finalmente riprendo conoscenza. Sono disteso su un letto d'ospedale, fasciato dalla testa ai piedi, con una flebo nel braccio. La gola mi brucia, rauca e secca. Eli mi osserva mentre taglia un pezzo di cerotto con i denti.
"È in sala operatoria. Quel medico l'ha portato via circa due ore fa." Finisce e si alza, riempiendo un bicchiere d'acqua per me. Ne ho un bisogno disperato. Quando finalmente riesco a parlare, non posso fare a meno di chiedere:
"Perché non lasci che se ne occupino loro? Il tuo braccio sembra un disastro." Mi riferisco al suo braccio fasciato; immagino che l'altro sia rotto.
"Siamo in territorio nemico, ragazzo. Nessuno di quei bastardi si avvicinerà a me, se posso evitarlo." Mi lancia uno sguardo severo. Nemico o no, sono comunque grato di essere fuori dal bosco e lontano da quell'incubo. "Cosa le ha detto?" Eli mi fulmina con uno sguardo minaccioso. Fingo di nulla.
"Non riuscivo a sentirlo." Se gli dicessi che quella dottoressa è la compagna di Noah, probabilmente darebbe fuoco a tutto il posto. Eli è vecchio stampo e non tollera gli 'incroci di specie'. Forse è proprio per questo che finirà per morire amareggiato e solo.